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Per Aspera Ad Veritatem n.27
Codice delle convenzioni internazionali e della legislazione italiana sul terrorismo ed altri strumenti collegati

Roberta Barberini e Roberto Bellelli - Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, 2003 Editoriale Scientifica, Napoli, 2003


Presentato alla fine dello scorso novembre ad una platea di esperti nel prestigioso contesto dell’Istituto Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, il Codice vuole rappresentare, nelle dichiarate intenzioni degli Autori, un utile ausilio per tutti quegli operatori del diritto che, in diversi ambiti, si occupano di “terrorismo”.
Gli Autori della raccolta, sistematica e ragionata, sono Magistrati esperti nella materia. Entrambi dispongono di una preziosa esperienza specifica quali rappresentanti italiani nelle fasi negoziali di numerosi trattati internazionali, nonché quali partecipanti alla predisposizione della legislazione di attuazione di significativi strumenti di diritto internazionale.
È probabilmente proprio l’esperienza sul campo ad aver fatto avvertire l’esigenza di uno strumento come il Codice, ausilio ormai indispensabile per chi voglia orientarsi tra una congerie di norme che il Legislatore, nazionale ed internazionale, si è trovato ad adottare, spesso purtroppo inseguendo l’emergenza.
Il risultato dell’ottimo lavoro dei due Autori va in effetti molto oltre il mero ausilio, pur essenziale, all’attività dell’interprete.
Infatti, i tradizionali profili di complessità propri di ogni intervento normativo in materia di diritto internazionale si muovono, nel caso del terrorismo, sullo sfondo di una questione ben più ampia e rilevante, cioè la mancanza di una definizione giuridica del terrorismo.
Tale questione continua ad essere, come è noto, controversa anche nella legislazione nazionale, dove non risulta codificato il reato di terrorismo. Spostata sullo scenario internazionale, assume enorme rilevanza per gli effetti che determina sulla valutazione tra uso legittimo ed illegittimo della forza ovvero, più in generale, tra il lecito e l’illecito di quelle condotte prese in considerazione nel cd. “diritto pattizio”. D’altro canto, il rapporto esistente tra fondamentalismo, estremismo e terrorismo è anch’esso controverso, così come quello tra terrorismo e lotte di liberazione dei popoli.
Non deve insomma stupire che non esista alcun trattato, né in ambito Nazioni Unite né a carattere multilaterale ad ampia applicazione, che fornisca una definizione di terrorismo, terrorista o, almeno, atto terroristico. De iure condendo, appare difficile ipotizzare un’imminente soluzione per un problema che, sopravvissuto alla caduta della divisione internazionale tra due blocchi, non può certo giovarsi del contesto internazionale attuale, significativamente più complesso, difficile e diversificato.
Ancora più apprezzabile è dunque l’impegno che gli Autori hanno speso per individuare un criterio che, senza risolversi in una mera raccolta di trattati e convenzioni, costituisse un effettivo strumento di consultazione pratica per gli addetti ai lavori.
Scontato l’ingresso nel Codice di tutta la legislazione nazionale in materia di lotta e contrasto al terrorismo, in relazione alla quale non va sottovalutata la complessità della ricerca, tra le varie fonti normative, di quelle disposizioni già contenute in quelle norme che nei primi anni settanta menzionavano l’aggravante della “finalità di terrorismo”. Da allora la legislazione di settore si è andata articolando in una moltitudine di disposizioni, stratificatesi nel tempo in diversi ambiti normativi, con interventi ora occasionali, ora più sistematici, sino alle ultime significative misure adottate a seguito degli attentati dell’undici settembre.
Per quanto riguarda il versante internazionale, la chiave utilizzata dagli Autori per enfatizzare il rilievo pratico della consultazione è stata quella di riportare solo gli strumenti internazionali attualmente vincolanti per l’Italia o che potranno esserlo in futuro, ovvero che creano fin d’ora obblighi per il nostro Paese (come le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU).
Di conseguenza, l’opera contiene in primo luogo i trattati, bilaterali e multilaterali, di cui l’Italia è parte o ha titolo per essere parte, ovvero aperti all’adesione. Inoltre, raccoglie gli “strumenti internazionali contro il terrorismo” che, pur se non concepiti in un’ottica specifica di contrasto al fenomeno, si rivelano particolarmente utili (a mero titolo di esempio, gli strumenti in materia di contrasto al riciclaggio del denaro).
Se quindi il Codice risulta strumento utilissimo per individuare la normativa internazionale cogente o potenzialmente cogente per l’interprete italiano, appare nondimeno insostituibile per orientarsi nella produzione nazionale.
Un’ultima notazione, richiamata in sede di presentazione del testo dal Procuratore Nazionale Antimafia, Piero Luigi Vigna, riguarda il coordinamento nazionale delle indagini in materia di terrorismo. Secondo il Magistrato, spicca alla lettura del Codice l’assenza di una tale legge, tuttora non prevista nel nostro ordinamento. Il tema, come è noto, vede rappresentate diverse posizioni. I Lettori più assidui della Rivista potranno sfogliare per un approfondimento le pagine del Forum dedicato all’argomento nello scorso numero ventisei di Per Aspera ad Veritatem.



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